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il 9 dicembre 1937, durante la Seconda guerra sino-giapponese (fu il principale conflitto tra la Repubblica Cinese e l’impero giapponese prima e durante la 2a guerra mondiale), iniziava la battaglia di Nanchino

La battaglia di Nanchino terminò con la caduta della città capitale di Nanchino 南京 nel 1937, nelle mani delle truppe giapponesi, due mesi dopo che il governo della Repubblica Cinese aveva evacuato la città trasferendosi a Chongqing 重庆.

Il 9 dicembre 1937, dopo aver chiesto senza successo alle truppe cinesi che difendevano la città di arrendersi, le truppe giapponesi del tenente generale Asaka Yasuhiko 朝香鳩彦 (facente le veci del generale Matsui Iwane 松井石根), lanciarono un massiccio assalto.

Nelle sei settimane seguenti le truppe giapponesi compirono il cosiddetto massacro di Nanchino, nel corso del quale fu sterminata buona parte della popolazione civile della città.

Le vittime di questo eccidio furono dalle 260.000 alle 350.000, e quello che più risalta è la feroce determinazione con cui furono uccise, dato che solo un numero esiguo di quelle persone morì a causa dei bombardamenti sulla città.
Ci fu chi venne decapitato direttamente dalle spade degli ufficiali giapponesi, chi venne sepolto vivo, bruciato, bastonato, chi fu fatto sbranare dai cani. Alcuni ufficiali giapponesi gareggiavano a chi riusciva a decapitare con la spada il maggior numero di persone nel minor tempo possibile, e a queste gare veniva dato ampio risalto su alcuni giornali giapponesi dell’epoca, segno evidente che tale comportamento era ritenuto “adeguato” da tutta la milizia nipponica e dai civili rimasti in patria.
Ci furono dei soldati che, come segno di vittoria, spedirono ai propri famigliari i teschi delle vittime, e ve ne furono altri che fotografarono le stragi e gli stupri per avere un “ricordo” del viaggio in Cina.

In tale contesto di violenza e efferatezza si inserì la vicenda di John Rabe, uomo d’affari tedesco e rappresentante a Nanchino del partito nazista, considerato dai cinesi lo “Schindler cinese”, perché riuscì a salvare migliaia di vite umane, creando una zona di sicurezza internazionale gestita da europei ed americani, nella quale si rifugiarono molti cittadini di Nanchino. La figura di Rabe è quella di un uomo che pur avendo una grande ammirazione per Hitler, si prodigò, a rischio della vita, per salvare migliaia di cinesi.

Il monumento di John Rabe a NanchinoIn Giappone i negazionisti ed i revisionisti hanno da sempre sostenuto (come alcuni “colleghi” occidentali) che le truppe imperiali abbiano in realtà tenuto un comportamento corretto, negando o sminuendo la “singolare”condotta dei propri soldati.
In Giappone inoltre la situazione nel dopoguerra è stata diversa rispetto alla Germania, dove è reato negare l’olocausto. I libri di testo giapponesi per decenni hanno negato il comportamento criminale dell’esercito nipponico, e gli storici che hanno osato affermarlo sono stati osteggiati e minacciati dai gruppi nazionalisti di estrema destra. La situazione nel corso degli anni è leggermente mutata, visto che nel 1986 il ministro dell’educazione, in seguito ad alcune affermazioni negazioniste venne costretto alle dimissioni.
DA LEGGERE: Lo stupro di Nanchino di Iris Chang ed. CORBACCIO

L’OLOCAUSTO DIMENTICATO (articolo del Corriere della sera)

THE NANKING MASSACRE

CHINA RADIO INTERNATIONAL

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Cento anni fa, Il 6 dicembre 1907, a Monongah, nome indiano che significa lupo, West Virginia, USA, nelle miniere n°6 e n°8, gestite dalla Fairmount Coal Company, una serie di esplosioni causano una ecatombe di vite umane; i dati ufficiali parlano di 361 minatori morti, 171 dei quali italiani

Le bare allineate con le salme dei minatori

Una tragedia, per l’ emigrazione italiana piu’ grave di quella, ben piu’ nota, di Marcinelle, in Belgio avvenuta l’8 agosto 1956, in cui le vittime furono 262, 136 delle quali italiane.


In realtà, i morti nella tragedia – la maggior parte dei caduti sono rimasti ignoti, considerata la presenza di moltissimi minatori non registrati all’ingresso in miniera (era in uso il buddy system, cioe’ per estrarre piu’ carbone i minatori si organizzavano in gruppo di lavoro e ognuno aveva alle sue dipendenze almeno altri tre minatori) – sarebbero stati, secondo i resoconti giornalistici dell’epoca e le molteplici testimonianze che si sono avute, oltre 900.

Secondo alcune ricerche (in particolare del quotidiano Gente d’Italia), poi, i minatori italiani morti potrebbero essere molti, molti di piu’: uno studio dei cimiteri cittadini sembrerebbe portare il totale a oltre 500. 
fra le vittime decine di florensi emigrati in cerca di fortuna in America… alcuni di loro erano appena dei ragazzi

Elenco approssimativo delle Vittime italiane di MONONGAH

La storia di MONOGAH nel film documentario di Silvano Console – Filef

il mondo venne a stanarli da casa con la fame

cento anni dopo la storia si ripete, solo da altre parti…….

oggi sono in schiavitù 200 milioni di persone

VIDEOINTERVISTA 

MODERN SLAVERY

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