L’11 settembre 1973 le forze armate cilene, si dice con un’attiva complicità degli Stati Uniti, rovesciarono Salvador Allende, che morì durante il colpo di Stato.
I golpisti bombardarono il Palazzo Presidenziale con dei caccia Hawker Hunter di fabbricazione britannica. Allende morì nel corso dell’assedio al palazzo della Moneda. Le cause della sua morte sono rimaste incerte e controverse. La tesi ufficiale fu sin da subito che Allende si fosse suicidato con il fucile mitragliatore che stava utilizzando durante l’assedio (si presume che sia quello che gli era stato regalato personalmente da Fidel Castro) ed un’autopsia etichettò il suo decesso come suicidio. Tuttavia, soprattutto da parte degli oppositori al nuovo regime, sia in Cile che all’estero, si sostenne da subito la tesi che fosse stato assassinato dalle truppe di Pinochet durante l’irruzione finale all’interno del palazzo che stava difendendo
il 28 agosto1963 Martin Luther King tenne un celeberrimo discorso durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington nel quale pronunciò più volte la fatidica frase “I have a dream” (in Italia evocata spesso in maniera forse impropria ma efficace con: Io ho un sogno) che sottintendeva la (spasmodica) attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative, proprio negli anni in cui – per dirla con le parole di Bob Dylan – i tempi stavano cambiando e solo il vento poteva portare una risposta. Martin, molte volte fu soggetto ad aggressioni e ad offese molto gravi.
Secondo alcune analisi il discorso I have a dream sarebbe in parte molto simile alla discussione di Archibald Carey, Sr. tenuta alla Republican National Convention nel 1952. La somiglianza consiste nel fatto che entrambi i discorsi finiscono con una recitazione del primo verso dell’inno popolar patriottico America (My Country ´Tis of Thee) di Samuel Francis Smith, e i due discorsi condividono i nomi di numerose montagne per cui entrambi esortano “let the freedom ring” (lasciate risuonare la libertà).[1]
« Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: “Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali” »
Nel 1897 Felix Hoffmann, dopo l’idea del suo superiore Arthur Eichengrün, chimici impiegati presso la Friedrich Bayer & Co. derivò il gruppo ossidrile (-OH) dell’acido salicilico con un gruppo acetile, formando l’acido acetil-salicilico.
Tale composto presentava gli stessi effetti terapeutici dell’acido salicilico, ma con minori effetti collaterali. Nacque così il primo farmaco sintetico – una molecola nuova, non una copia di una molecola già esistente in natura – e la moderna industria farmaceutica.
il 6 marzo 1899 la BAYER registra il marchio ASPIRINA™ che diventa, prestissimo, il termine generico per indicare l’acido acetilsalicilico.
Il nome “aspirina” fu brevettato dalla Bayer componendo il prefisso “a-” (per il gruppo acetile) con “-spir-” (dal fiore Spiraea, da cui si ricava l’acido spireico, ovvero l’acido salicilico) e col suffisso “-ina” (generalmente usato per i farmaci all’epoca).
La Bayer perse tuttavia il diritto ad usare il proprio marchio in molte nazioni, dopo che gli Alleati occuparono e rivendettero le sue proprietà dopo la prima guerra mondiale. Il diritto ad usare il marchio “Aspirina” negli Stati Uniti fu acquistato nel 1918 dalla Sterling Drug Inc.. Già nel 1917, prima ancora che il brevetto scadesse, la Bayer non riuscì ad impedire che il nome e la formula del farmaco fossero impiegati da altri. Sul mercato apparvero quindi “Aspirine” prodotte da numerose diverse case farmaceutiche finché nel 1921 una sentenza della corte federale degli Stati Uniti fece di “aspirina” un nome generico non più soggetto a brevetto.
ll 900 può essere considerato “il secolo dell’aspirina”, J. O. Gasset nella rivolta delle masse scriveva: “Oggi, per l’uomo della strada la vita è più facile, più comoda e più sicura che per i potenti di ieri. A lui importa poco di non essere più ricco del suo vicino, se il mondo intorno a lui gli dà strade, ferrovie, alberghi, un sistema telegrafico, benessere fisico e aspirina”.
In questo secolo è stato il farmaco più venduto. L’influsso che il farmaco ha avuto nel novecento lo si può desumere dal fatto che nel Trattato di Versailles, tra le condizioni imposte dai vincitori della prima guerra mondiale agli sconfitti imperi centrali, c’era la rinuncia della Bayer al brevetto sull’aspirina.
In altre nazioni, tra cui l’Italia ed il Canada, il nome “Aspirina” è invece ancora un marchio registrato.
viene praticata la prima interruzione di gravidanza indotta (o aborto provocato) ufficiale, anche se non legale, della storia.
L’erogazione di assistenza all’aborto, in Olanda, ebbe inizio nella seconda metà degli anni Sessanta, periodo in cui si sviluppò un’ampia discussione sociale in merito all’aborto, a sua volta connessa a tutta una serie di altri fenomeni: l’introduzione degli anticoncezionali orali (la pillola) e della sterilizzazione che avevano reso possibile la pianificazione familiare, il cambiamento di opinione rispetto alla sessualità, il decrescente influsso delle chiese e la legalizzazione dell’aborto nella vicina Gran Bretagna.
Contribuì alla discussione anche il fatto che la crescita economica aveva migliorato la sicurezza sociale e il livello di istruzione della popolazione. L’aborto venne legalizzato nel 1984.
A partire dal 1971 le donne potevano rivolgersi (illegalmente) alla clinica riservata agli interventi abortivi costituita l’anno precedente dalla Fondazione Stimezo, che mirava a ottimizzare la qualità dell’assistenza agli aborti e a distribuirla il più possibile nel territorio. Altre cliniche illegali per aborti sorsero rapidamente in tutto il paese, in quanto i medici non volevano praticare l’intervento negli ospedali o, se erano disposti a farlo, ciò avveniva solo su scala limitata.
Il dibattito sull’aborto provocato si avviò anche negli ambienti medici, inoltre venne sviluppata la nuova tecnica a suzione, che consentiva l’intervento ambulatoriale.
La realizzazione della legislazione abortista ebbe un iter laborioso: la Legge sull’Interruzione della Gravidanza, definita nel 1981, entrò in vigore solo nel 1984, e in questa fase intermedia le cliniche per aborti erano tollerate. Peraltro le condanne pronunciate in base alla vecchia legislazione furono relativamente poche. Facendo un confronto, vediamo che nel 1958 le condanne furono 105, nel 1973 soltanto 3 e negli anni successivi non ne fu pronunciata nessuna. Gran parte delle condanne erano inflitte a non-medici che avevano praticato l’aborto.
Nel 1970 era stato presentato dal Partito del Lavoro PvdA (socialdemocratici) un progetto di legge mirante a depenalizzare l’aborto provocato. Nel 1975 il CDA (democristiani) inoltrò una proposta in cui l’aborto provocato rimaneva penalizzato, a meno che “la prosecuzione della gravidanza comporti un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna, e che questo possa essere evitato solo con l’interruzione della gravidanza”. Nel 1976 anche il VVD (liberali) presentò una proposta di legge, inoltrando in seguito una seconda proposta insieme al PvdA. Pur avendo l’appoggio della maggioranza del parlamento, quest’ultima proposta non venne approvata, in quanto il gabinetto non era costituito da socialdemocratici e liberali. Nel dicembre del 1980, dopo il cambiamento del gabinetto, fu approvato un progetto di legge dei partiti VVD/CDA. La Legge sull’Interruzione della Gravidanza entrò in vigore nel 1984, contemporaneamente al Decreto sull’Interruzione della Gravidanza che stabilisce l’applicazione della legge.
Daumier Honorè, grande e prolifico disegnatore, caricaturista, vignettista produsse, anche per necessità economica, circa 4000 litografie, 300 disegni e 200 dipinti (ricordiamo “Amatore di stampe”, 1856- 1860, “Petit Palais”, Parigi, e le numerose tele ispirate al personaggio di Don Chisciotte).
Tra i maggiori rappresentanti del realismo ottocentesco insieme a Corot, Daumier, Millet, Courbet e, fuori dalla all’italiano Fattori, nasce a Marsiglia il 26 febbraio 1808 (quest’anno ricorre il bicentenario della nascita). Di origini modeste, è figlio di un vetraio che scrive poesie e che trasferisce la famiglia a Parigi, mentre Honoré è ancora bambino, proprio spinto dalle sue attitudini letterarie. Così il piccolo studia pittura nella capitale e frequenta ambienti artistici, cominciando a lavorare presso uno studio litografico a diciassette anni.
Esordisce, disegnando per 50 franchi l’insegna di una levatrice. Entra poi nel giornale La caricature, dove firma con lo pseudonimo Rogelin e conosce, tra gli altri, Balzac.
Gli viene una prima condanna, a sei mesi, per la litografia Gargantua, dove un gigante somigliante al re viene impoccato con palate di monete d’oro da omini che rappresentano deputati e senatori ricompensati con nomine e decorazioni. Molte altre disavventure gli capiterà di dover affrontare.
Pubblica stampe e disegni satirici di grande efficacia, soprattutto sulle pagine de Le Charivari, guadagnandosi i colpi della censura; nel 1932 è anche imprigionato per qualche mese, per la litografia satirica La cour du roi Pétaud.
“Copriva la pietra litografica di un leggero grigio uniforme – spiega lo storico Gianeri – e quindi creava i personaggi con due generi di tratti. Con le linee bianche, scavate con una punta, faceva le luci; con la linea più scura, dal segno deciso, i contorni. Egli otteneva così un rilievo energico”.
Autore scomodo (anche il suo giornale lo allontanerà, costretto però dalle proteste dei lettori a richiamarlo), sostenuto da Balzac e da pochi altri, non ha in vita grandi soddisfazioni e riconoscimenti. Del resto rifiuterà la Legion d’onore offertagli dal re. E’ povero e quasi cieco quando muore, per un colpo apoplettico, a Valmondois (Francia) nel 1879.
Gli viene tributato un “funerale nazionale” che costerà al bilancio soltanto 12 franchi, perché l’abitazione è vicina al cimitero. Il caricaturista Carjat ne fa il discorso funebre, affermando tra l’altro:
“Se tutti coloro che Honoré Daumier ha beneficiato fossero qui, il cimitero non potrebbe contenerli. Quando si trattava di soccorrere qualcuno, disegni, acquerelli e quadri finivano al monte di pietà: e così salvava una famiglia dalla fame”.
Soltanto dopo la sua scomparsa la sua arte viene rivalutata al punto da farlo considerare uno dei grandi maestri dell’umorismo satirico europeo. Sarà intitolato a lui uno dei più importanti premi dell’umorismo, il Prix Honoré Daumier.
Nasce a Firenze (Italia) nel 1900. Avvocato, giornalista, caricaturista e vignettista satirico, è il primo studioso italiano della storia della caricatura e della grafica umoristico-satirica.
Ingrid Betancourt è nata a Bogotà nel 1961. È figlia del ministro Gabriel Betancourt, a lungo ambasciatore a Parigi, dove Ingrid ha studiato, e di Yolanda Pulecio, appartenente ad una facoltosa casata. Laureata in scienze politiche, sposata a un diplomatico francese, madre di due bambini, la Betancourt decide di entrare in politica, nonostante fosse destinata ad una vita “normale” di moglie e madre, poiché si sente in debito nei confronti del suo Paese e vuole fare qualcosa contro chi ha fatto della corruzione un sistema istituzionalizzato.
Fortemente colpita dall’assassinio del candidato presidenziale Luis-Carlos Gàlan, che era considerato l’uomo del rinnovamento colombiano, ritorna in Colombia e viene eletta prima deputata e poi, nel 1994, senatrice.
“Forse mi uccideranno domani” è la coraggiosa autobiografia di una donna che è riuscita a dare ai suoi compatrioti la speranza di un domani migliore, in un futuro di pace e giustizia, ritrovando la forza per distruggere dalle fondamenta un sistema che ha portato la Colombia ai limiti dell’inferno.
Persona non gradita. Ingrid Bétancourt, era da troppo tempo un personaggio scomodo per tutte le parti in guerra, dai paramilitari ai guerriglieri. Ma le Farc sono arrivate prima. Giusto un attimo prima che i sicarios ingaggiati dai paramilitari vicini al governo la uccidessero.
Per i guerriglieri, invece, la Betancourt era un personaggio da usare come merce di scambio ‘umanitario’: la popolare senatrice in cambio di qualche capo guerrigliero incarcerato.
E da allora è prigioniera della selva, strappata ai suoi figli e alla sua vita. Di lei si sa solo che è viva, grazie a due prove video consegnate dai carcerieri. Niente più.
Il 21 febbraio di 50 anni fa Gerald Holtom completava il disegno del simbolo della pace commissionatogli dal CND per protestare contro le armi nucleari.
Significato: il simbolo è la combinazione delle lettere N e D (Nuclear Disarmament) in alfabeto semaforico
L’opposizione pubblica alle armi atomiche è un fenomeno che emerge negli anni 50 in inghilterra quando il governo annuncia di realizzare la bomba ad idrogeno. (tra il 20% e il 30% della popolazione era contro l’iniziativa)
il 20 febbraio di 50 anni fa il Parlamento italiano approva la legge 75, che aveva come prima firmataria la senatrice Lina Merlin, con la quale veniva decisa l’abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e, contestualmente, veniva avviata la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui; veniva, conseguentemente, decisa la soppressione delle case di tolleranza.
Questo provvedimento fu il principale dell’attività politica della parlamentare socialista, che intese seguire l’esempio dell’attivista francese (ed ex-prostituta) Marthe Richard sotto la cui spinta già nel 1946 erano stati chiusi i postriboli di Francia.
La tenacia di Lina Merlin nel portare avanti, fin dal momento della sua elezione, la propria lotta al lenocinio (favoreggiamento) inteso come sfruttamento di prostitute (e, di fatto, quindi decretare l’abolizione della prostituzione legalizzata) portò all’approvazione di una legge di cui molto si sarebbe discusso.
Il suo primo atto parlamentare era stato quello di depositare un progetto di legge contro il sesso in compra-vendita e l’uso statale di riscuotere la tassa di esercizio, oltre ad una percentuale sugli incassi della vendita del corpo delle donne. Un incentivo alla sua azione legislativa venne dall’adesione dell’Italia all’ONU. In virtù di questo evento, il governo dovette sottoscrivere diverse convenzioni internazionali tra cui la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (del 1948) che, tra l’altro, faceva obbligo agli Stati firmatari di porre in atto “la repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione”.
Occorreva quindi, mediante la ratifica di questi trattati, superare il regime delle case di tolleranza gestite dallo Stato. Tuttavia, l’allora ministro degli Interni Mario Scelba aveva smesso di rilasciare licenze di Polizia per l’apertura di nuove case già dal 1948.
La proposta di legge presentata dalla Merlin fu l’unica al riguardo.
Merlin ribadì nel dibattito parlamentare come l’articolo 3 della Costituzione italiana sancisse l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, e l’articolo 32 annoverasse la salute come fondamentale diritto dell’individuo; veniva citato inoltre il secondo comma dell’articolo 41 che stabilisce come un’attività economica non possa essere svolta in modo da arrecare danno alla dignità umana.
Per questo motivo, le leggi che fino ad allora avevano regolamentato la prostituzione potevano e dovevano essere abolite, senza che ad esse venisse sostituito alcun controllo o permesso di esercitarla in luogo pubblico, cosa che sarebbe stata oltraggiosa per chiunque avesse voluto prostituirsi propria sponte.
Occorsero nove anni perché la sua proposta di legge percorresse l’intero iter legislativo. Nonostante avesse dalla propria parte una maggioranza di consensi, la legge incontrò ostacoli di diverso genere durante il dibattito nelle aule parlamentari, dovendo essere ripresentata allo scadere di ogni legislatura e ricominciare i dibattiti tanto in aula quanto in commissione.
La legge prescriveva anche la costituzione del primo corpo di Polizia femminile, che da allora in poi si sarebbe occupata della prevenzione e della repressione dei reati contro il buon costume e della lotta alla delinquenza minorile.
L’avvenimento, che segnò una svolta nel costume e nella civiltà dell’Italia moderna, venne visto da alcuni come l’inizio di una nuova era, da altri con timori verso conseguenze quali gravi epidemie di malattie veneree ed il dilagare delle prostitute nelle strade delle città.
La legge però, di fatto, restituì la libertà ad oltre duemila schiave del sesso, fino ad allora doppiamente oppresse, tanto dai loro lenoni (o protettori) e dallo Stato che sulla loro pelle lucrava introiti.
Pur essendo l’argomento per sua natura scabroso, e perciò improponibile sui pudibondi mezzi di informazione dell’Italia degli anni cinquanta, nel Parlamento e nella società si creò una spaccatura trasversale tra coloro che sostenevano l’opinione della Merlin, tra cui molti esponenti di area cattolica, e molti altri che invece opposero un atteggiamento di rifiuto totale e categorico, inclusi diversi suoi compagni di partito.
Lo scontro tra queste due opposte tendenze raggiunse comunque i banchi delle librerie quando Merlin, insieme alla giornalista Carla Voltolina, moglie del deputato socialista e futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini, pubblicò nel 1955 un libro intitolato “Lettere dalle case chiuse”, nel quale – attraverso la prosa ingenua e spesso sgrammaticata delle lettere indirizzate alla Merlin dalle stesse sfortunate vittime la realtà dei bordelli nazionali – il fenomeno emergeva in tutto il suo squallore.
Sul fronte opposto il giornalista Indro Montanelli si batté pervicacemente contro quella che ormai veniva già chiamata – e si sarebbe da allora chiamata – la Legge Merlin. Nel 1956 diede alle stampe un polemico pamphlet intitolato “Addio Wanda!”, nel quale scriveva tra l’altro:
« … in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l’intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia… »
il 18 febbraio 2001 moriva Balthasar Kłossowski de Rola, pittore francese meglio conosciuto come BALTHUS.
il 29 febbraio di quest’anno ricorre il centenario della nascita.
Figlio del critico d’arte e pittore Eric Klossowski e di Baladine, autrice di acquerelli e musa ispiratrice di Reiner Maria Rilke, Balthus fu a stretto contatto con il mondo della pittura già dall’infanzia: la sua casa era frequentata da artisti del calibro di Cézanne, Matisse, Mirò, Masson, sotto l’egida dei quali si compì la sua formazione artistica, pur essendo egli fondamentalmente un autodidatta.
Cresciuto in un ambiente colto e raffinato egli ebbe modo di esprimere precocemente la propria vocazione figurativa: aveva appena dodici anni quando venne pubblicato il suo primo libro di disegni, intitolato Mitsou, accompagnato da una prefazione scritta da Rainer Maria Rilke, che fu tra i primi ad intuirne il genio pittorico: esso è la storia del suo gatto raccontata attraverso le immagini tracciate dalla sua abile mano sui fogli.
Suoi veri modelli furono però Masaccio e soprattutto Piero della Francesca, dallo splendore delle cui opere egli rimase affascinato già durante il suo primo viaggio in Italia nel 1926; il grande entusiasmo per aver potuto osservare direttamente i capolavori di chi egli considerava un vero e proprio maestro è chiaramente espresso in un passso della lettera che Balthus scrisse al professor Strhol dopo il suo soggiorno aretino: “Il desiderio di venire fin qui a vedere le opere di Piero della Francesca mi ha perseguitato per gli scorsi cinque anni…..Ma adesso, che meraviglia!”(…)
Tale ammirazione è del resto testimoniata da alcune copie di paesaggi ad acquerello che egli realizzò proprio sul finire degli anni ’20, mostrando già la sua impronta di neoclassico, amante del Rinascimento.
Fonte: http://www.balthus.it/
Di Balthus si sa che si avvicinò ai surrealisti negli anni Trenta. Si sa che non partecipò al movimento per rimanere fedele a se stesso e a nessuna tendenza specifica. Si sa che la prima mostra alla Galerie Pierre di Parigi passò inosservata. Si sa che il primo che gli comprò un quadro fu Pablo Picasso e che fece scandalo nel 1934 con un quadro intitolato “La lezione di chitarra” in cui rappresentò sia la suonatrice che la chitarra con una fanciulla.
Balthus ha rifiutato a lungo di farsi fotografare, di ricevere giornalisti o anche solo di fornire informazioni sulla sua vita privata. Ha mantenuto il mistero anche a proposito della sua data di nascita. In realtà il conte Balthasar Klossowski de Rola, nato nel 1908, il 29 febbraio del 2000 aveva festeggiato i 92 anni. Così, quest’uomo di 92 anni è riuscito a sfuggire al tempo, a conservare il fascino e il potere ipnotico proprio della giovinezza.
il 5 febbraio 1878 nasceva a Parigi André-Gustave Citroën.
Quinto ed ultimo figlio di una famiglia di commercianti di diamanti olandesi Andrè scoprirà ben presto la sua vocazione per il mondo della meccanica.
Nel 1902 apre la prima officina di ingranaggi Citroën. Il logo, che ancor oggi rappresenta la casa automobilistica, è la stilizzazione di un ingranaggio particolare nel quale il moto è trasmesso da dentature a V, che presenta il vantaggio di una trasmissione continua della forza e conseguente riduzione della rumorosità.
André fonda la casa automobilistica nel 1919, conducendola a diventare la quarta più grande industria automobilistica del mondo nei primi anni ’30.
La Citroen è la prima azienda europea ad applicare il sistema di produzione di autoveicoli tramite catena di montaggio, importando direttamente il sistema inventato da Henry Ford e nel 1929 diventa il secondo costruttore di automobili del mondo con 400 veicoli prodotti ogni giorno. Lo stesso anni iniziano i problemi finanziari accentuati dalla grande depressione del ’29)
Nel 1934 André-Gustave Citroën, metterà in produzione una nuova e rivoluzionaria famiglia di autovetture a trazione anteriore le Traction Avant il cui design sarà affidato al geniale, italianissimo, Flaminio Bertoni. Purtroppo nonostante il successo, il difficile debutto tecnico contribuirà al fallimento della società già da tempo in serie difficoltà finanziarie.
Nel 1935 André Citroën cede le sue azioni a Michelin. Morirà il 3 luglio dello stesso anno. Riposa al cimitero di Montparnasse.
Curiosità: Acora oggi pochi in italia sanno che linee armoniose della “Due Cavalli” e della “Diesse” sono opera di Bertoni che continuerà a disegnare le auto Citroën per moltissimi anni a venire.
fonti: wikipedia IT/FR/EN, Encyclopaedia Britannica
il primo febbraio di 50 anni fa dall’unione tra Siria ed Egitto , sotto la spinta delle idee panarabiste largamente diffuse nei due paesi, nasceva la Repubblica Araba Unita.
Guidata dal leader egiziano Gamal Abd el Nasser, la RAU cessò di esistere nel 1961, quando la Siria ne uscì in polemica con la crescente egemonia egiziana.
La creazione della R.A.U. provocò forti timori da parte delle diplomazie occidentali e di quella israeliana, ma anche grandi entusiasmi e grandi speranze nelle opinioni pubbliche e nelle masse arabe per il ruolo internazionale che sembrava assumere il nuovo Stato nato sulla spinta ideale dell’unità panaraba.
Tuttavia la gestione di questo stato si rivelò un’amara delusione per gli egiziani, che tendevano a ricoprire un ruolo guida rispetto ai siriani; in seguito le tensioni tra le due nazioni si acuirono quando i problemi idrici dovuti alla pesante siccità danneggiarono fortemente l’agricoltura e l’economia siriana.
Il 28 settembre 1961 un colpo di stato militare ristabilì la Repubblica Araba di Siria che tornò ad essere uno stato indipendente (mentre l’Egitto manteneva il nome di Repubblica Araba Unita per un decennio ancora).
Il governo egiziano fu il primo a proporre la costituzione, nel 1943, di una Lega araba. L’Egitto, insieme ad alcuni altri stati arabi, intendeva realizzare una cooperazione più stretta senza rinunciare alla propria indipendenza politica.
Lo statuto originario della Lega non diede vita né a un’unione né a una federazione di paesi, ma a un’organizzazione regionale di stati sovrani. Gli obiettivi di quest’ultima consistevano nell’ottenere l’indipendenza dei popoli arabi ancora soggetti alla dominazione straniera, e nell’impedire la creazione di un proprio stato da parte della minoranza ebraica in Palestina (allora sotto il mandato britannico).
Furono previsti infine un comitato di difesa comune, un consiglio economico e un comando militare permanente.
Il 30 gennaio 1948, a New Delhi, Mohandas Karamchand Gandhi moriva per mano di Nathuram Godse, un indu radicale che riteneva Gandhi responsabile dell’indebolimento dell’India a causa del pagamento del debito al Pakistan
Prima di sparare Godse si piegò in segno di reverenza di fronte a Gandhi. Dopo aver sparato cercò di confondersi tra la folla e di fuggire ma, quando si accorse di essere braccato e di rischiare il linciaggio, rallentò il passo permettendo alle forze dell’ordine di catturarlo.
Nel gennaio del 1949 cominciò il processo nei suoi confronti che si concluse l’8 novembre dello stesso anno con una condanna a morte. La sentenza viene eseguita una settimana dopo malgrado l’opposizione dei sostenitori di Gandhi.
il 26 gennaio 1986, Yoweri Museveni dopo aver conquistato Kampala alla guida della National Resistance Army, diviene presidente dell’UGANDA.
Grazie a una politica di mediazione tra le varie etnie e al consistente sostegno internazionale, Museveni riuscì a riportare stabilità nel paese e a farne ripartire l’economia dopo il lungo periodo di conflitti; lanciò nel contempo una massiccia campagna di alfabetizzazione e un’efficace lotta contro l’AIDS. Considerato tra i leader più prestigiosi del continente africano, tra il 1991 e il 1992 venne chiamato alla guida dell’Organizzazione per l’unità africana (oggi Unione Africana, UA). Nel 1995, con l’adozione di una nuova Costituzione, legalizzò i partiti ma rimase ostile al multipartitismo, che considerava un “concetto occidentale” e uno strumento inadeguato a fronteggiare la complessa situazione dei paesi in via di sviluppo.
Confermato alla presidenza ugandese dalle elezioni del 1996, Museveni assunse in seguito un importante ruolo nei conflitti regionali, contribuendo alla caduta del dittatore dello Zaire, Mobutu Sese Seko, e poi intervenendo in quella che fu definita la “guerra mondiale africana” nella Repubblica Democratica del Congo (l’ex Zaire). Rieletto alla presidenza nel 2001, Museveni fece in seguito modificare la Costituzione per poter concorrere alle nuove elezioni del 2006, aggiudicandosele, tra molte contestazioni, con il 60% dei voti.
Il suo principale oppositore, Kizza Besigye, poche settimane dopo il suo rientro dall’esilio è stato arrestato e processato per alto tradimento e stupro.
Fonti wikipedia/encarta
La presidenza di Musuveni è stata definita in diverse occasioni una “Benevola Dittatura“
L’Uganda è contrassegnata da una guerra civile che da più di 20 anni sconvolge la popolazione e che vede nei bambini le sue vittime centrali: essi vengono rapiti e costretti a una vita da soldato dai ribelli del LRA (Lord Resistance Army).
Le bambine sono ridotte a schiave sessuali, come “mogli” dei comandanti ribelli, e vengono sfruttate per i “lavori domestici” negli accampamenti, quando non sono anche loro costrette a combattere in prima linea.
Alcuni bambini fuggono dai loro villaggi per cercare protezione nei centri urbani,in condizioni però che li espongono a ulteriori abusi e violenze: e gravi violazioni dei diritti umani hanno pesantemente traumatizzato la maggior parte dei profughi che non trovano riparo nemmeno nei campi.
La protezione dei bambini a rischio si presenta, nel suo complesso, estremamente difficoltosa: si stima che oltre 1,8 milioni di orfani necessitino di speciale assistenza, mentre il lavoro minorile, soprattutto quello domestico e nelle piantagioni, rappresenta un problema di proporzioni preoccupanti, con oltre 2 milioni di bambini costretti a lavorare, 300.000 dei quali in condizioni di lavoro altamente pericolose.
Intanto Vincent Otti, numero due del Lord’s resistance army, è morto
“Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”
Art. 1.
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
La conferenza di Piero Calamandrei sulla Costituzione
nel Salone degli Affreschi il 26 gennaio 1955
La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegiare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.
È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi.
In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…
E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art. 8:«Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…
Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove fuorno impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.
Il 24 gennaio 1972, Shoichi Yokoi, un soldato giapponese della seconda guerra mondiale, viene scoperto a Guam
coscritto nel ’41 dall’Esercito Imperiale Giapponese e inviato sull’isola di Guam, sul fronte del Pacifico, Yokoi si nascose in una grotta nella giungla quando le forze statunitensi conquistarono definitivamente l’isola nel 1944 .
Aveva vissuto nella jungla per ben 28 anni. Quando fu ritrovato viveva in un rifugio sottoterra e si nutriva di corteccia d’alberi.
Al rientro in giappone lo choc fu grande, in 25 anni la sua nazione si era radicalmente trasformata.
Lui divenne un eroe nazionale come esempio di aderenza al primo codice dell’Armata : “Mai arrendersi!”
Nel novembre del ’72 si sposò ( le nozze furono combinate, secondo l’usanza locale) e scambiò la sua grotta solitaria a Guam con una vera casa nella prefettura di Aichi dove andò a vivere con la sua nuova moglie Mihoko.
In seguito scrisse un best seller sulla sua esperienza, partecipò a parecchie trasmissioni televisive e, nel 74 corse senza successo per una poltrona alla camera alta del parlamento giapponese.
non sarà l’ultimo caso. Di “ancora combattenti” giapponesi si parlerà fino al 2004
il 23 gennaio 1960 Jacques Piccard, oceanografo svizzero, figlio del fisico Auguste Piccard, e il tenente della Marina statunitense Donald Walsh si immersero con il batiscafoTrieste nella fossa delle Marianne, compiendo l’immersione più profonda della storia raggiungendo la profondità di 10.916 m sotto il livello del mare nella depressione del Challenger Deep che, con una profondità massima di 11.033 m, dista dalla superficie terrestre ben più del monte Everest (8.850 m).
Da tre generazioni i Piccard affascinano per la loro audacia, la loro ingegnosità scientifica e i loro exploit. Il profilo di questa vera e propria dinastia di pionieri è così unico che è stato necessario coniare un neologismo per qualificarli: i «savanturiers», uomini di scienza ed allo stesso tempo avventurieri.
L’ ultimo avventuriero in ordine cronologico è Bertrand Piccard (1958), figlio di Jacques, che ha effettuato il primo giro del mondo in pallone senza scalo.
Curiosità:
Il disegnatore Hergé (il papà di «Tintin») si ispirò ad Auguste Piccard per il suo personaggio del professor Tournesol, in quanto egli lo considerava come l’archetipo dello scienziato.
I Piccard hanno ispirato anche un personaggio della saga Star Trek, il capitano Jean-Luc Picard dell’astronave Enterprise, nella serie Next Generation, sembrerebbe essere un discendente della famiglia Piccard.
Il 18 gennaio1943, nel ghetto di Varsavia, si verificò il primo caso di insurrezione armata, quando i tedeschi, a seguito di un ordine impartito da Heinrich Himmler, comandante delle SS, iniziarono la deportazione di circa 24.000 ebrei. Gli ebrei insorti impedirono la realizzazione dell’ordine infatti solo 650 ebrei vennero deportati. Dopo quattro giorni di combattimenti le unità tedesche uscirono dal ghetto e le organizzazioni insorte ŻOB e ŻZW ne presero il controllo, costruendo dozzine di posti di combattimento e operando contro i collaborazionisti ebraici.
La rivolta del ghetto di Varsavia ha ispirato il film Il pianista (palma d’oro 2002, 3 premi oscar 2003) di Roman Polanski
Durante i combattimenti persero la vita circa 7.000 ebrei ed ulteriori 6.000 morirono bruciati nelle case in fiamme o soffocati all’interno dei bunker sotterranei. I rimanenti 50.000 abitanti vennero deportati presso diversi campi di sterminio, per la maggior parte presso il campo di Treblinka. I tedeschi persero circa 300 uomini tra soldati e collaboratori polacchi.
il 13 gennaio 1970, dopo due anni e mezzo, termina la guerra civile nigeriana.
La guerra civile nigeriana, nota anche come guerra del Biafra, ebbe luogo fra il 6 luglio 1967 e il 13 gennaio 1970, in seguito al tentativo di secessione delle province sudorientali della Nigeria di etnia Igbo (o Ibo), autoproclamatesi Repubblica del Biafra.
L’azione militare del governo centrale nigeriano portò la popolazione di intere regioni a essere decimata dalla fame, e accuse di genocidio furono mosse da esponenti Igbo alla Nigeria.
Si ritiene che circa un milione di persone siano morte nel conflitto, soprattutto a causa della fame e delle malattie.
L’organizzazione non governativa Medici senza frontiere venne fondata nel 1971 da Bernard Kouchner e altri medici francesi proprio in seguito alla loro drammatica esperienza in Biafra.
All’ alba dell’ 11 gennaio 1944, a valle del processo di Verona (8 gennaio 1944), sul prato del poligono di tiro di Forte Proclo, vengono fucilati i cosiddetti “traditori” del regime.
Il processo di Verona vide sul banco degli imputati i membri del Gran Consiglio del Fascismo che, nella seduta del 25 luglio 1943, avevano sfiduciato Benito Mussolini, causando la caduta del regime fascista e che avevano avuto, poi, la sfortuna di cadere in mano ai tedeschi e ai fascisti dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 e la conseguente occupazione da parte della Wehrmacht.
L’epilogo del processo vide la condanna a morte per fucilazione di Emilio De Bono e il conte Galeazzo Ciano, ex ministro degli Esteri (1936), membro del Gran Consiglio nonché marito di Edda Mussolini, la figlia prediletta del Duce.
Gli altri condannati sono Giovanni Marinelli, segretario amministrativo del Partito a suo tempo inquisito e arrestato per il sequestro e l’uccisione di Giacomo Matteotti, Luciano Gottardi, presidente della confederazione dei lavoratori, Carlo Pareschi, ministro dell’Agricoltura e Foreste.
Tullio Cianetti, sottosegretario delle Corporazioni, si salva dall’esecuzione ritrattando il voto del 25 luglio con una lettera a Mussolini. Cianetti, dopo la liberazione, al fine di evitare eventuali processi e condanne, emigra in Mozambico dove riesce a far perdere le sue tracce sino alla morte.
cento anni fa nasceva Simone de Beauvoir scrittrice, filosofa e femminista francese del secolo scorso.
Studiò alla Sorbona, dove nel 1929 ottenne “l’agrégation” (idoneità) in filosofia e dove incontrò colui che, senza matrimonio né convivenza, sarebbe diventato il compagno della sua vita, il filosofo esistenzialista Jean-Paul Sartre.
Gli anni settanta la vedono fervidamente in prima linea in varie cause del progresso civile: la dissidenza sovietica, il conflitto arabo-israeliano, l’aborto, il Cile, la donna (è presidentessa dell’associazione “Choisir ” e della Lega dei diritti della donna).
Nell’ultimo periodo della sua vita, Simone de Beauvoir affronta con coraggio un altro problema sociale, quello della vecchiaia, cui dedica un importante saggio, La Terza Età (1970).
Nel 1981, in occasione della morte di Sartre, scrisse La cerimonia degli addii (La Cérémonie des adieux), cronaca degli ultimi anni del celebre pensatore.
L’8 gennaio 1889Herman H. Hollerith con la collaborazione del medico John S. Billings inventa la prima macchina tabulatrice a schede perforate, prototipo dei sistemi meccanografici.
LA STORIA
Nel 1880 il censimento americano aveva posto un serio problema: sette anni dopo lo spoglio delle schede non si era ancora riusciti a completarlo e già si doveva preparare il censimento del 1890. Sicché l’ufficio censimenti bandì un concorso per la progettazione di una macchina in grado di classificare e contare automaticamente i dati.
Vinse la gara l’ingegnere statistico H. Hollerith, che aveva elaborato una tabulatrice riutilizzando l’idea delle schede perforate di Babbage, questa volta però non per specificare il programma, ma i dati da elaborare o i risultati dell’elaborazione.
Ogni scheda rappresentava le risposte date da un certo individuo. Sulla scheda, “maschio” poteva essere rappresentato da una perforazione e “femmina” dalla mancanza di perforazione. Domande più complesse richiedevano gruppi di perforazioni o assenza di essi.
Particolare curioso: le dimensioni delle schede erano identiche a quelle di una banconota da un dollaro.
Le schede perforate venivano inserite nella macchina, dove un circuito elettrico veniva acceso o spento dalla presenza o assenza dei buchi. Il linguaggio delle parole umane veniva tradotto in perforazioni (“foro sì”, “foro no”), che la macchina leggeva elettricamente (acceso-spento). Era la prima volta che, nel calcolo, si faceva uso dell’elettricità.
Il successo fu immediato: la macchina poteva esaminare fino a 800 schede al minuto (una velocità favolosa per quei tempi e impossibile agli uomini).
Con la sua macchina Hollerith eseguì il lavoro di raccolta e tabulazione dei dati anagrafici del censimento americano del 1890 (63 milioni di persone e 150.000 comunità minori) in un solo mese!
Il principio di Hollerith fu usato anche per il calcolo di tiro delle navi da guerra fino alla II guerra mondiale.
Herman Hollerith è il fondatore dell’azienda che sarebbe diventata il gigante IBM
Attorno alle figure dei Re Magi, sin dai tempi più lontani, si sono diffuse storie e leggende che, ancora oggi, continuano ad affascinare. Questi re stranieri che venivano dal lontano Oriente, colpiscono l’immaginazione dei bambini che, impazienti, attendono il giorno dell’Epifania per collocare finalmente le statuine dei tre saggi nel presepe.
Arrivano con animali sconosciuti, indossano abiti di foggia inconsueta, portano doni misteriosi, hanno la pelle scura. Non conosciamo con precisione la loro storia eppure sono presenze familiari e rassicuranti che ci riportano all’infanzia. Nella scena del Presepe, nelle raffigurazioni pittoriche che impreziosiscono numerose chiese del nostro territorio, i Magi sono immobili davanti alla Madonna ed al Bambino, in atto di adorazione.
Sono finalmente arrivati alla meta dopo un lungo viaggio.
Pellegrini per eccellenza, simbolo dell’incontro tra Oriente ed Occidente, sono una presenza lungo le vie di pellegrinaggio. Le loro immagini dipinte o scolpite nelle chiese sono state un segnale importante per i pellegrini. Lungo le strade molte locande ancora oggi si chiamano “Tre Re”.
Non sappiamo con precisione quanti furono i saggi che fecero visita a Gesù; dodici secondo una Cronaca orientale del 774-775, in numero maggiore o talvolta minore di tre nelle antiche raffigurazioni di alcune catacombe.
La tradizione cristiana ne riconobbe tre a cui corrispondevano i nomi latini di Caspar, Balthasar, Melchior.
Nel VIII secolo il Venerabile Beda descriveva Melchiorre come “un vecchio dai capelli bianchi, con una folta barba e lunghe chiome ricciute”, Gasparre ” un giovane imberbe” e Baldassarre “di carnagione olivastra e con una barba considerevole”.
L’appellativo Magi, letteralmente “ingannatori, stregoni, sapienti”, indicava in essi la saggezza, la sapienza. Jacopo da Varazze nella Legenda Aurea, testo assai diffuso nel Medioevo, ne precisa in tal senso il significato facendo derivare il termine “magi” da “magni”, cioè grandi, nella sapienza.
I Magi erano seguaci di Zoroastro, fondatore della religione Mazdea, così chiamata dal Dio Mazda, Dio Supremo e creatore del mondo e di tutte le cose che in esso vi sono.
Incerta è la loro provenienza. La nozione di Oriente si sfuma, a seconda delle diverse fonti considerate, in un territorio non ben definito: la Persia o la Caldea, la Sabea (regione attraversata dal fiume Sabe) piuttosto che l’Arabia o l’india.
I Magi partirono dalla loro terra in gran fretta quando, secondo il racconto di Giovanni Crisostomo, in cima al Monte Vittoria apparve loro una stella in forma di bimbo bellissimo con una croce sul capo. Ciò poté avvenire poiché ogni anno, dodici uomini salivano sul Monte Vittoria e vi restavano in abluzioni e preghiera in attesa dell’apparizione della stella annunciata dal profeta Balaam. Partirono con i dromedari, animali velocissimi che in un giorno percorrevano quanto un cavallo in tre. Arrivarono dall’Oriente a Gerusalemme in tredici giorni. Qui chiesero ai Giudei il luogo della nascita di Gesù poiché secondo la profezia “essi conoscevano il tempo ma non il luogo”.
Finalmente giunti a Betlemme offrirono al Salvatore oro , incenso e mirra, doni che Persiani e Caldei usavano portare ad un re e simboli di maestà divina, regale potestà ed umana mortalità.
Il mondo cristiano ricorda i Re magi nel giorno dell’Epifania, il 6 gennaio, ultimo dei “dodici giorni di Natale”.
la tradizione dei regali ai bambini (nella calza), viva soprattutto nei paesi di tradizione cattolica. Portati dagli stessi Re Magi in Spagna; dalla Befana (impersonificata da una vecchia brutta ma buona, e legata secondo la tradizione all’adorazione dei Re Magi) in alcune parti d’Italia.
il 4 gennaio 1968 usciva in edicola il primo numero di “AVVENIRE” fortemente voluto da Paolo VI che , prevedendo l’evolversi dei tempi, pensò ad uno strumento culturale comune per i cattolici italiani. Nella sua visione Avvenire doveva dare un’idea dell’Italia non come mera unità geografica, ma come comunità dotata di una coscienza unitaria. Per alimentare questa coscienza unitaria Paolo VI volle un giornale nazionale in cui potesse pulsare la vita della Chiesa italiana e dell’intero Paese.