Daumier Honorè, grande e prolifico disegnatore, caricaturista, vignettista produsse, anche per necessità economica, circa 4000 litografie, 300 disegni e 200 dipinti (ricordiamo “Amatore di stampe”, 1856- 1860, “Petit Palais”, Parigi, e le numerose tele ispirate al personaggio di Don Chisciotte).
Tra i maggiori rappresentanti del realismo ottocentesco insieme a Corot, Daumier, Millet, Courbet e, fuori dalla all’italiano Fattori, nasce a Marsiglia il 26 febbraio 1808 (quest’anno ricorre il bicentenario della nascita). Di origini modeste, è figlio di un vetraio che scrive poesie e che trasferisce la famiglia a Parigi, mentre Honoré è ancora bambino, proprio spinto dalle sue attitudini letterarie. Così il piccolo studia pittura nella capitale e frequenta ambienti artistici, cominciando a lavorare presso uno studio litografico a diciassette anni.
Esordisce, disegnando per 50 franchi l’insegna di una levatrice. Entra poi nel giornale La caricature, dove firma con lo pseudonimo Rogelin e conosce, tra gli altri, Balzac.
Gli viene una prima condanna, a sei mesi, per la litografia Gargantua, dove un gigante somigliante al re viene impoccato con palate di monete d’oro da omini che rappresentano deputati e senatori ricompensati con nomine e decorazioni. Molte altre disavventure gli capiterà di dover affrontare.
Pubblica stampe e disegni satirici di grande efficacia, soprattutto sulle pagine de Le Charivari, guadagnandosi i colpi della censura; nel 1932 è anche imprigionato per qualche mese, per la litografia satirica La cour du roi Pétaud.
“Copriva la pietra litografica di un leggero grigio uniforme – spiega lo storico Gianeri – e quindi creava i personaggi con due generi di tratti. Con le linee bianche, scavate con una punta, faceva le luci; con la linea più scura, dal segno deciso, i contorni. Egli otteneva così un rilievo energico”.
Autore scomodo (anche il suo giornale lo allontanerà, costretto però dalle proteste dei lettori a richiamarlo), sostenuto da Balzac e da pochi altri, non ha in vita grandi soddisfazioni e riconoscimenti. Del resto rifiuterà la Legion d’onore offertagli dal re. E’ povero e quasi cieco quando muore, per un colpo apoplettico, a Valmondois (Francia) nel 1879.
Gli viene tributato un “funerale nazionale” che costerà al bilancio soltanto 12 franchi, perché l’abitazione è vicina al cimitero. Il caricaturista Carjat ne fa il discorso funebre, affermando tra l’altro:
“Se tutti coloro che Honoré Daumier ha beneficiato fossero qui, il cimitero non potrebbe contenerli. Quando si trattava di soccorrere qualcuno, disegni, acquerelli e quadri finivano al monte di pietà: e così salvava una famiglia dalla fame”.
Soltanto dopo la sua scomparsa la sua arte viene rivalutata al punto da farlo considerare uno dei grandi maestri dell’umorismo satirico europeo. Sarà intitolato a lui uno dei più importanti premi dell’umorismo, il Prix Honoré Daumier.
Enrico Gianeri. “La matita di Daumier parteggiava per noi” in Storia illustrata n. 2°/11, nov.58, Mondadori, Milano.
Enrico GIANERI (Gec) 1900-1989 |
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Nasce a Firenze (Italia) nel 1900. Avvocato, giornalista, caricaturista e vignettista satirico, è il primo studioso italiano della storia della caricatura e della grafica umoristico-satirica. |
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