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Archive for 26 novembre 2007

Cento anni fa nasceva Alberto Pincherle più noto con il cognome della nonna materna, Moravia.

Nasce in una famiglia romana ebraica benestante. La sorella è la pittrice Adriana Pincherle. Tra il 1916 e il 1925 lo colpisce una grave forma di tubercolosi ossea, malattia che segnerà profondamente la sua esistenza, e compie pertanto studi irregolari, nutrendosi tuttavia di vastissime letture. Dopo un’ultima degenza in sanatorio, tra il 1925 e il ’28 scrive Gli indifferenti, dapprima concepito come canovaccio teatrale, poi strutturato come un vero e proprio romanzo, con una ampiezza di respiro che la tendenza al frammento di quegli anni aveva in parte occultato. L’opera, pubblicata a Milano nel 1929, viene scritta anche nelle “grotte” di Bragaglia di via degli Avignonesi, di cui è un frequentatore abituale.


Partecipa al movimento novecentista guidato da Bontempelli, e su “900” pubblica nel 1929 la sua prima novella, Cortigiana statica. Tra la sua produzione degli anni Trenta ricordiamo il romanzo Le ambizioni sbagliate (1935), mentre su “Pegaso” di Ojetti e Pancrazi pubblica i racconti Delitto al circolo del tennis ( 1929) e Inverno di malato (1930). Nel 1929 de Libero lo invita a collaborare a “Interplanetario”, su cui Moravia pubblica alcune novelle. Collabora al primo numero di “Fronte” (1931), la rivista di Scipione e Mazzacurati con un articolo sul romanzo inglese. Vicino alla contessa Pecci-Blunt, scrive alcune presentazioni per le mostre alla Galleria della Cometa. In questo periodo è vicino alla scrittrice Elsa Morante e frequenta i pittori tonalisti (in particolare Capogrossi). Negli anni Trenta inizia un’instancabile attività di viaggiatore come inviato di vari giornali, anche per sottrarsi al clima di tensione che si è creato con il regime. Negli anni Quaranta alcuni articoli su riviste sono firmati con lo pseudonimo di Pseudo, cui Moravia viene costretto dopo la pubblicazione della Mascherata.(1941) , un testo in cui “intendeva colpire la dittatura immergendola nell’assurdo groviglio delle avventure politiche e delle imprese del sesso” (Manacorda): una tematica che ritroviamo nei contemporanei dipinti di Mafai o Maccari.
Della sua vastissima produzione del dopoguerra ricordiamo i centotrenta Racconti romani (1954 e ’59), vero monumento alla vitalità e all’inventiva della gente romana.

Toni Servillo legge “GLI INDIFFERENTI”

L’articolo de il Tempo

Da Wikipedia: 1 Biografia ; 2 Opere ; 3 Bibliografia dettagliata ; 4 Voci correlate ; 5 Altri progetti ; 6 Collegamenti esterni ;

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Nato nel 1798 in Trentino, terra di confine linguistico e culturale, il giovane Andrea Maffei viene in contatto a Monaco con il romanticismo tedesco, nuova linfa vitale per la moderna letteratura europea.

Si trasferisce a Milano, capitale della cultura italiana, dove entra nelle grazie di Vincenzo Monti ed entra a fa parte di quella corrente letteraria che prende il nome di scuola classicista. La sua elegante traduzione, in endecasillabi, degli Idyllen del poeta svizzero Salomon Gessner, piace sia ai conservatori che si riconoscono nel periodico filogovernativo “Biblioteca Italiana”, sia a Pietro Borsieri e Giovanni Berchet  che ne “Il Conciliatore” seguono le nuove mode letterarie che vengono d’Oltralpe. 

Buon conoscitore delle lingue straniere, traduce in italiano parecchi capolavori delle letterature germanica e anglosassone, Maffei traduce il teatro drammatico di Friedrich Schiller, considerato il maggiore interprete degli ideali morali e civili del Risorgimento, quindi opere di Byron. Traduce l’Otello e La Tempesta di Shakespeare e molte opere di Goethe, tra cui Faust.

La tempesta

Maffei Non è un traduttore scrupoloso e interpreta in modo errato molti passaggi poiché mira ad adattare il pensiero originale dell’autore al pubblico di lettori italiani.

 Nel 1835, quando la fama di Andrea Maffei come raffinato traduttore è già consolidata, arriva a Milano il giovane Verdi in cerca di fortuna.

Da un anno i coniugi Andrea e Clara Maffei hanno aperto il celebre salotto, dove la mondanità si mescola ad una varietà di stimoli culturali di respiro internazionale, dalla letteratura alla musica, dalla pittura storica e romantica, che in Francesco Hayez trova il maggiore interprete, al melodramma.

Versatile, mediatore per istinto, Andrea Maffei sollecita la produzione artistica e suggerisce argomenti, orientando una affollata ribalta di giovani emergenti. L’intellettuale trentino così introduce Giuseppe Verdi nel mondo esclusivo che gravita intorno al suo salotto.

G.Verdi

Nel 1845, su versi di Andrea Maffei, Verdi compone tre cantate. Sono di Maffei anche i versi patriottici e allusivi di alcune arie del Macbeth.

Fonte: F. Samaritani

bibliografia:

di Marta Marri Tonelli:  Andrea Maffei e il giovane Verdi

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